cwe are such stuff as dreams are made on
Quel giorno, faceva molto caldo. Il sole era luminoso, si alzava superbamente nel cielo malgrado fosse pomeriggio. Ma questo non mi stupiva, eravamo a Newport. E mi piaceva. A scuola non c'era nessuna novità. O forse ero io che avevo la testa da tutt'altra parte. Innanzi tutto, ero piena di problemi. Sapevo che era una fase passeggera, che i problemi si possono risolvere, che siano futili o che siano gravissimi, ma sinceramente, non m'importava niente. Quelle parole rimbombavano nella mia testa, le parole che da sempre ero convinta che mi appartenessero, eppure non ottenevo nessun risultato. Anzi, ogni giorno andava sempre peggio e sembrava che i problemi, almeno per me, fossero irrisolvibili. Insomma, normali problemi di un adolescente, ma era strano che usassi quella parola. 'Irrisolvibili'. Non mi era mai piaciuta, no. Quella parola che desideravo che non appartenesse al mio vocabolario adesso si stava stampando da sola, automaticamente, con un inchiostro nero, indelebile, luccicante. Così forte, che mi feriva l'anima. Sospirai lentamente. Decisi di passeggiare per la spiaggia. Il 'fresco' rumore delle onde, quel leggero venticello piacevole e quel sole luminoso forse mi avrebbero schiarito le idee. No, evidentemente non potevo negarlo a me stessa. Quella maledetta sera di qualche giorno prima...doveva essere stato un sogno, per forza. Magari. Magari avessi confuso i la realtà con i sogni. Ma non avevo più quattro anni. Capivo che quello purtroppo non era un sogno. Era una bellissima quanto inquietante realtà, che malgrado si potesse avvicinare al luogo comune di sogno, non lo era. Già, perchè quella sera, io e il mio vicino ci eravamo parlati per la prima volta. L'avevo sempre ignorato, eppure...oddio, no! Non avete capito! Ecco, quella sera, il mio vicino aveva accanto un misterioso ragazzo. Non l'avevo mai visto prima qui a Newport. Era abbastanza alto, molto carino, con dei perfetti occhi neri, alquanto tristi, proprio come il mio stato d'animo, i capelli biondi eh...ok, la smetto. Sembrava un angelo caduto dal cielo, venuto a salvarmi, ma non era così evidentemente. E poi, sarebbe stato complicato. Ok, forse un pò mi piaceva, ci eravamo parlati e mi era sembrato simpatico, così carino, ma io ero fidanzata con Luke da anni, cavolo. Come poteva venire questo ragazzo a farmi perdere da un momento all'altro il senso della ragione? Eppure , mi piaceva. Mentre questi pensieri si accumulavano della mia mente , come se non bastasse, con tutti i problemi che avevo, notai qualcuno salire su una barca, si chiamava 'Summer ...Breeze'? A quanto pare, doveva essere di Seth. Sapevo che si poteva permettere di tutto, quindi una barca in più non mi avrebbe stupito. Così, scaturì quel ricordo dalla mia memoria, questa volta ancora più fresco di prima. Ma...chi era quel ragazzo misterioso vicino a lui? Quando ci eravamo parlati, era stato così chiuso, quasi volesse stare attento a ciò che diceva, a non farsi scappare una parola di troppo dalla bocca. Che legami aveva con Seth, lo sfigato della scuola, che non aveva una vita sociale. Ah, sì, dimenticavo. Lui legava con fumetti e videogiochi. Quindi, mi chiedo, come caspita faceva a stargli vicino, vicino a quell'asociale di Seth? Era difficile vederlo uscire con qualcuno, anzi, era difficile vederlo uscire, soprattutto la sera. Alla fine, capii che quelle domande non servivano a niente. Già, perchè si racchiudevano in una sola. Chi era quel ragazzo proveniente da...oddio mio, nemmeno lo sapevo. Non sapevo niente di lui, eppure, eppure qualcosa avevo provato per lui. E lui? Beh, questo non potevo saperlo. Osservai Seth salire su quella barca. L'avevo visto poco prima a scuola, mentre la banda di Luke lo umiliava. Beh, un pò mi dispiaceva, ma Luke era il mio ragazzo e niente e nessuno avrebbe potuto mettersi contro di lui. Già...nessuno. Non ne ero più così sicura. A dire il vero, in quel momento mi sentivo fragile e indifesa, come sempre, insicura e confusa come non mai.Non c'era nessuno in quel momento. Un leggero venticello mi scompigliò i capelli. Poi, il cellulare vibrò. Lo presi dalla borsa e lo lessi, speranzosa che fosse
qualcuno di mia conoscenza. Ma il mio entusiasmo si spense quando lessi il nome del mio problema numero uno.
Julie Cooper. Sì, era da quando ricevetti in regalo il mio primo cellulare che scrivevo ad ognuno nome , secondo nome se magari ce l'aveva, cognome.Era questione di ordine, da ragazzina ero maniaca dell'ordine. Sorrisi pensando a quello stupido pensiero. Avrei potuto dire che amavo conservare quella piccola tradizione che apparteneva al mio mondo innocente, ma non era così. Quel "Julie Cooper" dava un senso di freddezza e di distacco. Ciò che provavo per mia madre. Eravamo due sconosciute che vivevamo sotto lo stesso tetto. Ma in fondo, la mia vita era stata un inferno da sempre, l'avevo capito solo un pò più tardi. Ed almeno in quel momento, non avevo via d'uscita. Mi dispiaceva dirlo, ma con l'arrivo di Ryan, mi ero quasi sentita soffocare, sì. No, che avete capito. Proprio perchè mi piaceva. Volevo ignorarla, ma, confusa e arrabbiata per vai a capire quale motivo allo stesso tempo, decisi di premere "Ok" e leggere il messaggio.
Ciao tesoro. Sei andata senza dirci niente. Sai che stiamo attraversando un periodo particolare e voglio parlare con te al più presto !
Baci, mammaAlzai gli occhi al cielo e sospirai. Ma voleva capire che ormai era troppo tardi, che aveva avuto ben diciassette anni di tempo e che non li aveva usati a dovere? E poi, quanti anni avevo, cinque? Potevo uscire quanto e quando volevo. Decisi di avvicinarmi a Seth. Chissà cosa avrebbe pensato quel poverino, in fondo non gli avevo mai prestato attenzione. Eppure, sapevo che lo facevo per arrivare a quel ragazzo intrigante. Dovevo capirci meglio. Forse era una stupida cotta passeggera, ma io dovevo sapere. Per esaminare il mio cuore, per sapere cosa provavo per lo storico Luke e cosa provavo per il ragazzo misterioso spuntato dal nulla che a quanto mi aveva accennato, aveva un passato non molto invidiabile, come il mio. Sospirai. Corsi velocemente verso la barca e feci un cenno con la mano a Seth. Ma era troppo tardi, forse. La barca si stava già allontanando per andare chissà dove. Abbassai il capo, delusa e senza speranza, con i miei pensieri confusi che mi avevano fatto perdere tempo e feci per andarmene. Dovevo continuare la passeggiata e stare più lontano possibile da mia madre. Assolutamente.