Era in un negozio di quei cosi con cui si divertivano tanto le ragazze … No, non pensate male!Era in un negozio di, com’è che si chiamano?Cosmetici?Sì. Trucchi, smalti, tutte quelle cavolate per cui loro andavano matte. Non le capivo proprio: non era meglio leggersi un bellissimo fumetto, piuttosto che perdere tutto il proprio tempo mettendosi delle schifezze in faccia? Dovevo lasciare perdere, perché non erano pensieri da fare, in un momento come quello:
Summer Roberts era vicina a me! Potevo parlarle, iniziare a conversare con lei. Ma per lei cos’ero? Avevo due opzioni in mente: o non sapeva neanche della mia esistenza, oppure, mi conosceva, ma mi reputava solamente uno sfigato, come tutta la scuola, del resto. Mossi appena le mani, scrollando le spalle, come per fare un rituale di riscaldamento e prepararmi a … passarle davanti?Ero patetico, totalmente cotto e ancora patetico. Come potevo emozionarmi in quel modo solo perché percorreva il mio stesso marciapiede?Avevano ragione a darmi dello sfigato! Scossi il capo, pensando a cosa fare, se realizzare finalmente il mio sogno – parlare con Summer, dopo, ufficialmente, dieci anni - oppure continuare a fare il finto fuggiasco come sempre. In ogni caso, continuai a camminare, sempre verso la direzione della ragazza, mantenendo una postura sicura, che, agli occhi degli altri, poteva sembrare totalmente ridicola. Mentre camminavo, arrivai a circa due metri di distanza da Summer, e, con quello, arrossii improvvisamente.
No Seth, No. Scossi il capo per cercare di farlo notare il meno possibile, ma ormai il rossore aveva preso vita e assomigliavo a un peperone. Un peperone alla Cohen! Ormai distratto a trovare un metodo per calmare quella mia reazione, andai a sbattere contro la ragazza della quale ho parlato fino ad ora. Inevitabile, il mio arrossire ancora di più. Mi sentivo come un cretino patentato. Ma ormai, quello che era fatto era fatto. Per scusarmi, cercai di farfugliare qualcosa, ma uscivano solo sillabe insensate.
«Sc..» scusa volevo dire?Ero un caso perso!
«N- n- on..» Continuai, cercando di costruire una frase.
«Non volevo Summer!Scusa!» L’avevo detto, sì, però a una velocità talmente grande che era totalmente incomprensibile. Ero un pasticcio.